SINEZAMIA Official Website

Recensione tratta dalla Webzine “Rosa Selvaggia” – Dicembre 2009

Ero stato severo qualche tempo fa con un precedente lavoro dei mantovani Sinezamia, anche se ovviamente si trattava di una critica costruttiva, con la speranza che il gruppo riuscisse a sviluppare quelle potenzialità già presenti. Bene, ci è riuscito egregiamente con questo EP, un gran salto di qualità sotto tutti gli aspetti, con quattro brani dal notevole impatto sui quali spicca il lungo e meraviglioso “Lussuria”. I riferimenti sono quelli della migliore new wave italiana degli anni ’80, con un cantato e sonorità che possono rimandare a diversi nomi di casa Ira e Contempo. Qualche profano potrebbe lanciare la solita accusa di già sentito e datato, ma considerando che in altre scene musicali avvieneben di peggio, con un proliferare di migliaia di gruppi fotocopia, cloni dei cloni, che male a c’è nel riproporre con dignità un genere che – il tempo lo ha dimostrato – non è stata solo una moda passeggera, bensì qualcosa di più profondo per molti di noi? Bravi Sinezamia quindi, e avanti così.

Fabio De Giorgi (Fonte)

 

Recensione tratta dalla Webzine “RockShock” – Novembre 2009

Esistono ancora i dark?
A differenza di quanto potete pensare la domanda non è retorica.
Oggi i più confonderanno i dark con gli emo, errore madornale che potrebbe costargli caro (crocifissioni negli spogliatoi della scuola o pene similari).
Altri li ricollegheranno mentalmente a qualche filone della musica metal, Dimmu Borgir, Cradle Of Filth e altre boiate simili. Altro errore: i veri dark non ascoltano metal, preferiscono di gran lunga i Depeche Mode.
Il dark sul sottoscritto non ha mai esercitato una particolare attrazione: mi vesto come un boscaiolo e se mi truccassi gli occhi sembrerei zio Fester o un giocatore di rugby reduce da una notte di bevute. Al liceo sul comodino, invece di un’antologia di Poe tenevo Fango di Ammaniti. Alle poesie di Baudelaire preferisco quelle di Ginsberg o al limite quelle di Neruda. Ho scoperto che Bela Lugosi era morto vedendo Ed Wood. L’attore più dotato di Hollywood è Edward Norton (tralasciando il santo De Niro) e non Johnny Depp (i miei omaggi in ogni caso). Il film migliore di Tim Burton è Big Fish. David Lynch dovrebbe curarsi, ma la giacca di Nicolas Cage in Cuore Selvaggio è notevole (guarda caso fu una scelta dell’attore).
Tuttavia riconosco a questo genere un certo fascino, è stato una valvola di sfogo adeguata per molti artisti dotati e ha prodotto ottimi lavori che hanno abbracciato l’intero cerchio della cultura moderna: fumetti, libri, musica, cinema ecc…
Ho sentito che qualche “creativo” si è persino inventato delle ricette con il sangue: anche in questo caso, rispettosamente mi faccio da parte, preferisco della mozzarella in carrozza.
Quindi… esistono ancora i dark? O sono rimasti in giro solo vagiti ed echi inglobati in altri movimenti e spesso reinterpretati in chiave consumistica?
A sentire gli esordienti Sinezamia qualche nostalgico ancora si trova.
Il loro nuovo Ep Sacralità pesca a piene mani dal dark, dalla new-wave fiorentina e dal post punk alla Joy Division.
Cantato in italiano con un piglio vicino a quello di un nostrano Peter Murphy, ma anche ad un Piero Pelù che non ha mai visto il 1989.
Ti immagini cerone bianco, jeans stretti, rossetti sbavati alla Robert Smith e giacconi lunghi (rigorosamente neri e preferibilmente in velluto), ma mentre il tuo cervello continua a vomitare luoghi comuni, visiti la loro pagina web e scopri che questi cinque ragazzi mantovani sono sì un po’ “gotici”, ma neanche tanto, almeno non quanto la loro musica farebbe pensare.
I Sinezamia suonano la musica che gli piace. Lo fanno dal 2004. Punto.
Tutto il resto è semplice contorno, ma di personalità ne hanno già quanto basta. Loro sopra i Tokio Hotel o peggio i Dari (sicuramente) ci piscerebbero sopra.
Impossibile mettere l’accento su uno solo dei quattro brani dell’Ep, la coerenza sonora e stilistica rende il lavoro valido e convincente, tutto è prodotto in maniera dignitosa e suonato con convinzione, mostrando un amore per un genere che anagraficamente i nostri non hanno vissuto in prima persona. Personalmente non amo certe aperture quasi goth metal della title track, ma i gusti sono soggettivi.
Per ora la band è al primo passo: riproporre ottimamente un sound del passato, quello successivo sarà tentare stravolgerlo e fare qualcosa di più personale.
Magari questa evoluzione arriverà proprio con il primo Cd. Attendiamo fiduciosi con o senza rossetto sbavato.
Ora scusate, ma ho una camicia a quadri da stendere.

Fonte

 

Recensione tratta dalla Webzine “Miusika.net” – Ottobre 2009

Vi ho parlato dei Sinezamia poco più di un anno fa recensendo il loro interessante demo Fronde.
Una delle pecche ma anche delle genuinità di Fronde era il fatto che si trattava di un prodotto molto artigianale. Un’altra cosa che mi aveva colpito è che sembrava di salire come in una sorta di macchina del tempo che riportava alle atmosfere anni ‘80 della new-wave italiana in particolare in quella fiorentina.
Il nuovo EP Sacralità rispetto a quel demo presenta diverse differenze.
La prima e più evidente è la produzione e registrazione dei brani, qui su Sacralità siamo decisamente saliti di livello; anche il packaging pur essendo un EP autoprodotto è molto curato ed elegante richiamando l’iconografia classica della dark-wave romantica.
La seconda è che il tempo passato in sala prove si sente, oggi i Sinezamia sono decisamente più compatti e quadrati.
La terza che il suono è virato più sulle sonorità della dark-wave romantica quindi Comsat Angels, Sad Lovers & Giants, Chameleons ecc. e meno su quelle di stampo fiorentino.
La quarta che i Sinezamia pur ricordando certe sonorità cominciano a mostrarne sempre più delle proprie.
Infine la quinta che Marco Grazzi ha cominciato un percorso di distacco dal totem Pelù. Anche sé a mio avviso e a mio gusto è ancora troppo legato al modello Pelù (o se volete dal modello Kirk Brandon) e troppo enfatico. Ovviamente qui si entra nel ginepraio dei gusti personali, per cui son sicuro che ci sono persone che criticherebbero Marco se cambiasse modo di cantare.
Sacralità rispetto a Fronde ci presenta i Sinezamia in netta crescita, i brani mi son piaciuti tutti e quattro con una preferenza a Lussuria che forse dei quattro è quello più legato all’ispirazione fiorentina ed ad alcune parti di Venezia dal sapore KillingJokiano, l’assolo e il finale invece mi hanno lasciato tiepidino.
In conclusione Sacralità è davvero una buona prova che mi fa ben sperare in un prossimo LP dei Sinezamia. Consigliato a chi ama la New-Wave e soprattutto ha voglia di sentirla cantata con buoni testi in italiano.

Fonte

 

Recensione tratta dalla Webzine “Buio.net” – Settembre 2009

Gli esordienti Sinezamia sono già stati ampiamente intervistati per questa webzine, e dunque senza indugio rileggetevi quelle righe per poter introdurre al meglio questa piccola recensione. Qui alla loro seconda prova in studio dimostrativa, i Sinezamia mostrano grinta e tecnica decisamente interessanti, sfoderando un deciso Gothic Rock, nella sua accezione più esatta, ossia debitore anziché del post punk del rock vero e proprio, quello più o meno duro che fin dagli anni ’70 ha filtrato con l’immaginario più tetro.
Dirò di più, la sterzata che danno i Sinezamia alla loro musica non segue il entiero stra-battuto dei padri del gothic rock quanto la musica italiana, dando un gran bel tocco al loro lavoro. Certo, ascoltando la voce di Marco Grazzi, la parola Litfiba viene subito alla mente, citazione quasi abusata abusata, ma se volessimo essere più estrosi si sentono forti riflessi del rock italiano nelle sue varie forme, da quello alternativo degli Artica (soprattutto in “Venezia”) a quello più noto dei Timoria (forse in “Lussuria” più di tutti), rendendo questo demo appetibile per un pubblico vasto ed intelligente, e non solo il ghetto della musica dark. Spero dunque che possano accedere ad un canale di grande comunicazione come Virgin radio o simili, affinché non solo si apprezzi la loro meritevole opera ma anche per poter avvicinare le nuove generazioni alla “musica oscura”.
Giusto per far capire cosa aspettarsi dall’ascolto, “Sacralità” si apre con riff pesanti dell’hard rock ma non scorda il semplice accompagnamento di synth, “Lussuria” usa l’incedere di batteria sincopata e il tappeto di basso per lasciare la chitarra evolversi in un bel crescendo, pieno, quasi corale. I cambi di tempo si sentono di più in “Venezia” (col suo fascino orientaleggiante) e “Dilanio dell’anima”, che nella loro lunghezza permettono un evolversi di assoli di chitarra (ma anche altri effetti) assieme a spazi più aperti, gustosi, alternando energia e poesia, non senza qualche tocco pinkfloydiano.
Se poi posso apporre un’opinione strettamente personale, un EP di una 20ina di minuti valorizza molto i singoli brani piuttosto di un lavoro più lungo, che non so se reggerei con altrettanto divertimento. Insomma, Anche il formato è azzeccato da parte mia.
Dunque, chi si aspetta un classicone Sisteriano, non lo troverà. E’ una interpretazione originale, convincente e personale del rock-wave di chiara matrice italiana, in un lavoro molto maturo, sia tecnicamente che di equilibri: di suoni (li numero e la qualità degli strumenti), di tempi (l’organizzazione orchestrale, senza che si crei confusione anziché fusione, con un solido supporto degli strumenti “di fondo” per creare un suono carico), di protagonismo (la voce usata in questo modo, piena di strascichi e glissando finali è facile che scada nell’eccesso, ma sa ben limitarsi e la chitarra tiene testa sotto le luci della ribalta).
Amanti del rock italiano, fatevi avanti.

Fonte

 

Recensione tratta dalla Webzine “Mag Music” – Settembre 2009

I Sinezamia crescono.
I Sinezamia raccolgono il loro bagaglio di esperienze e ne fanno scatutire un nuovo (e maturo) ep denominato “Sacralità”.
Un primo veloce impatto potrebbe far pensare ai Sinezamia come una normale band del filone (revival) new-wave, ma un ascolto più attento mostra una realtà più articolata, capace di creare un prodotto fatto di sottile lirismo, dark sound e una certa melodia.
Questo è ciò che si intravede dalle sublimi e affascinanti tracce presenti su “Sacralità”, lavoro che non tarderà a dare i frutti sperati.
Si è sorpresi ad avere a che fare con ritmiche serrate, splendidi intrecci chitarristici (non macchiano la tela del quadro ma lo rendono affascinante e variopinto), tastiere spesso tenute in disparte ma pronte a emergere quando necessarie e un cantato sottile (Lussuria), duro (Sacralità), profondo (stupenda la prova canora in Venezia).
L’intreccio creato si mantiene persiste per tutto l’ascolto, riuscendo a non apparire ripetitivo o scontato.
Dilanio dell’anima, Sacralità e Venezia ne identificano i momenti più significativi

Marco Gargiulo (Fonte)

 

Recensione tratta dalla Webzine “Darkitalia” – Agosto 2009

Ascoltare i Sinezamia è un pò come tornare indietro nel tempo. Un viaggio temporale che conduce direttamente ai ricordi appassiti legati alla musica new wave italiana come quella dei Litfiba e come quella dei Diaframma. Il disco si presenta come un dipinto dai colori sfocati e brumosi densi di una sensibile malinconia e di una irrefrenabile nostalgia. Frammenti e detriti di un tempo si lustrano nelle sonorità espresse dalla band mantovana che nonostante i chiari rifacimenti ai mostri sacri del passato riesce a mantenere una certa originalità ed una propria impronta musicale. “Sacralità” è un mosaico formato da quattro tracce intessute da refrain sonori dalle andature vagamente operistiche cadenzata da frammenti religiosi di sottofondo che si muovono sinuosi su scenari vicini allo smarrimento ed alla dannazione.
Rispetto a “ Fronde “ ,il loro primo ep, appaiono molto più marcate le attenzioni verso una “drammaturgica” ricerca del sound grazie anche ad un radicale cambiamento della primordiale line up che sicuramente ha aumentato l’ampiezza e la struttura sia dei testi che della musica dei Sinezamia. L’ispirazione e la voglia di emergere dalle dannate nebbie della scena underground sicuramente hanno apportato maggiore pathos alle quattro tracce e la band è sicuramente riuscita a vagare tra i fragili sentieri della musica dark-wave attraverso una semplicità espressiva davvero efficace. L’umore complessivo di questo demo resta torvo e si muove attraverso un gioco chiaroscurale completamente popolato dai soli sentimenti messi in primo piano ai mantovani che rendono ancor più vero e sofferto questo Sacralità.
L’aspetto intimista del demo annega nelle drammatiche stanze della opener track “ Dilano dell’anima “ . Il notturno dei nostri , dopo una malinconica introduzione strumentale , viene lacerata da bagliori di luce dalla voce di Marco Grazzi dai toni baritonali e sofferti. Il comune riferimento ai già citati Litfiba appare in alcuni passaggi forse troppo caratterizzante ma i riff di chitarra e la tonalità dei suoni fanno emergere i colori dell’anima della band che si muove attraverso un ectoplasma più “dark” . La title track del disco dimostra la continua varietà umorale dei mantovani. “Sacralità” , infatti , si appoggia su riff se vogliamo più violenti , almeno nella parte iniziale della traccia . La forsennata giostra delle emozioni si rispecchia nella voce del frontman Grazzi che sembra strappare tensione e fascino alle fragili litanie espresse dalle liquide chitarre. L’oscura lussuria grava ed ingravida di tristezza ed austerità la totalità dell’atmosfera. Le sonorità , dai caratteri vicini alla musica medio-orientale , si ricongiunge alle tradizioni ormai perdute in un connubio presente/passato davvero ben riuscito.
Religione e tensione mistica si incidono a fuoco nelle liriche eleganti che assumono forma di vere e proprie linee di confine che divorano la patina della banalità quotidiana e trasportano l’acoltatore verso “invisibili visioni “. Il richiamo al passato , e più precisamente all’antica Venezia , chiude questo Sacralità. Un viaggio attraverso i liquidi paesaggi di un mondo posto tra oriente ed occidente annegato tra lussuria e cristianità. I battiti sintetici ed indolenti delle tastiere fecondano l’interezza della traccia e si mescolano nelle maschere e nelle immagini sinistre riportate in vita grazie all’ausilio di barocche chitarre. Un disco dall’antico gusto che si dimostra essere coerente con le attuali mutazioni sonore.
La sottile ambivalenza del passato presente e dei sogni ed incubi decorano maggiormente il già buon lavoro espresso dai Sinezamia . Un disco sicuramente adatto per i maniaci nostalgici sempre alla ricerca di sonorità malinconiche figlie delle sepolte banshee ottantine. Un gruppo sicuramente da tenere d’occhio . Sono sicuro che ne risentiremo presto parlare.

 

Recensione tratta dalla Webzine “D-Side” – Luglio 2009

Sinezamia: Sacralità (EP – Self-produced, 2009)
Attendavamo con una certa impazienza la nuova mossa della band mantovana e puntualmente, distanziata di due anni dal precedente ep “Fronde”, eccola. Sempre permeati dal quelle percepibili auree Litfiba/Diaframma negli sviluppi vocal-strumentali ed appartenenti al filone new wave/goth rock italico i Sinezamia rimangono sempre coerenti con la loro intrinseca natura che ce li ha fatti conoscere; poco più di ventisei minuti per quattro tracce costituenti questo ep che, auspichiamo, possa prima o poi precedere un full lenght ad opera di una band che percepiamo in progressiva ascesa. “Dilanio dell’Anima” è ancora uno sfavillante esempio di quanto i Litfiba abbiano ispirato l’impostazione vocale di Marco Grazzi il quale articola le liriche attorno alle diffusioni chitarristiche curate da Marco Bardiani, lievi emissioni di key da parte di Carlo Enrico Scaietta, punteggiature di bass-line tramate da Marco Beccari e drumming manovrato da Davide Fantuzzi che, a nostro giudizio, cede a qualche lieve imprecisione. Acuti impulsi di chitarra introducono l’omonima “Sacralità” dalle colte liriche e dai tratti distintivi “very Pelù”, denotante comunque una mirabile autonomia espressiva nonchè buona gestione del comparto chitarristico per una traccia retrospettiva di matrice 80’s Italian wave. “Lussuria”, pubblicata in streaming anche come web single, rappresenta la terza song della tracklist accostante a sè certune rievocazioni goth-rock di antica istanza e vocalizzi adeguati alle stesure proposte. “Venezia”, ultima traccia, rivive nelle decadenti sonorità l’aurea afflitta che contraddistingue la città lagunare, elementi che ben risaltano negli appassionati vocalizzi di Marco Grazzi e nell’orchestrazione che tuttavia risente di qualche peccaminosa irregolarità negli arrangiamenti. Il tipico atteggiamento sonico della band depone a loro favore risultando sempre coinvolgente e mai sottoposto ad ovvietà. Adeguatamente scorporati da gestibili incertezze tecniche i Sinezamia potrebbero riservarci qualche sensazionale sorpresa: ne riparleremo.
Band che tenta la giusta via per distinguersi da sedimentali e ripetitive combinazioni che costituiscono ampia parte dell’attuale scena underground italiana. Convincenti.

 

Recensione tratta dalla Webzine “Erba della Strega” – Luglio 2009

Sinezamia: Sacralità (EP – Self-produced, 2009)
I Mantovani Sinezamia, dopo qualche tempo passato tra rogne di formazione varie, tornano su cd con una line up rinnovata ed un entusiasmo invidiabile. Le quattro tracce proposte ci regalano nuovamente una band davvero in forma, nonostante ci sia ancora qualche dettaglio da sistemare, probabilmente a causa dell’ancora non completa sintonia tra musicisti. Dettagli di poco conto, quando i nostri si permettono un pezzo di apertura come Dilanio Dell’Anima, matrice wave italiana anni ’80 con i Litfiba che furono sempre presenti ed un Marco Grazzi che scivola sempre più nel visionario palpabile con le sue liriche suggestive e mai monotone. Delicati e fascinosi, i nostri si cambiano d’abito continuando il viaggio con la title track, maestosa e granitica. La terza traccia è a mio avviso la migliore del lotto. Lussuria, con le sue sinuose melodie mediorientali sembra essere uscita da un disco Wave dell’84, e se di cloni ce n’è a fiotti, i Sinezamia hanno dalla loro il fatto di non essere meri copiatori, ma di saper reinterpretare le cose in maniera efficace con stile e classe. E non è da tutti. Chiude l’ep Venezia forse il brano più debole del lotto a cui un diverso arrangiamento avrebbe forse giovato. Poca cosa comunque, ci troviamo di fronte a 4 brani che se fossero usciti 27 anni fa sarebbero diventati un piccolo culto. Quindi, perchè non fare vostro questo cd? L’età non conta, no? Bravi!

Max1334 (Fonte)

 

Recensione tratta dalla Webzine “Versacrum” – Maggio 2009

Sinezamia: Sacralità (EP – Self-produced, 2009).
Da noi già recensiti, i mantovani Sinezamia si ripropongono, ad alcuni anni dal loro primo eppì autoprodotto “Fronde” e dopo aver in parte modificato la primigenia line-up, con quattro fresche tracce, senza abbandonare il più profondo solco della dark/wave incontaminata. Sacralità non rilegge quegli anni attualizzandoli, come altri hanno fatto/stanno facendo, prediligendo il quintetto lombardo riferirsi all’epoca con dedizione didascalica; i quattro episodi si rivelano piacevoli e nella loro semplice struttura si fanno apprezzare senza riserve. La title-track e “Lussuria” evidenziano la positiva attitudine all’umbratile melodia di Marco Grazzi e compagni, “Venezia” è più articolata, senza forzature, “Dilanio nell’anima” riveste con onore il ruolo gravoso di opener. Senza strafare, i Sinezamia hanno confezionato un bel prodottino, a livello underground d’altronde l’esagerazione segna sempre il passo. Web: http://www.myspace.com/sin..ezamiamantova.

Hadrianus (Fonte)

 

Recensione tratta dalla Fanzine “Alta Fedeltà’ ” – Maggio 2009

Il Suono che viene dall’Anima
Quattro canzoni per un concept EP attraversato dall’introspezione delle liriche e dal filo rosso della scrittura musicale complessa e ben rifinita.
Pubblicato negli scorsi giorni, “Sacralità”, secondo autoprodotto dei virgiliani Sinezamia, rappresenta una nuova tappa per la band.
In overture, Dilanio dell’anima, è il brano che la band definisce di collegamento tra “Fronde” ed il nuovo EP. I turbamenti legati ad un tormento interiore che si rincorrono fino all’esplosione dell’assolo, introducono alla seguente title track. “Sacralità”, la canzone di maggior impatto finora prodotta dalla band, è invece segnata da una breve intro che strizza l’occhio proprio al tema del sacro, impressione rinforzata dal testo.
Non manca lo spazio per la ballas di rito: “Lussuria” è la traccia dalle atmosfere calde e avvolgenti, riff lisergici e liriche ipnotiche, che stacca di fronte ad un ritornello esplosivo di suoni e colori che si conclude con l’assolo delle due chitarre intrecciate nel finale.
“Venezia”, ultimo pezzo dell’EP, “è la summa dell’intero lavoro” – spiega con una punta d’orgoglio Marco Bardiani – “sia nel significato che nelle sonorità. Venezia rappresenta sia il sacro cantato in Sacralità, sia la Lussuria che trova la sua massima espressione nel carnevale e nei balli mascherati”.
Per chi fosse interessato all’EP e non lo riuscisse a trovare ai piedi del palco al termine dei concerti della band o nei negozietti dark sparsi per tutta Italia, può richiederlo direttamente alla band.
E’ prevista anche un’edizione per veri fan in vinile.
Costo singolo del cd 5 euro, maggiori informazioni su www.myspace.com/sinezamiamantova