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Fuga di rabbia (di Alex Daniele)

Giunti al traguardo del primo cd a lunga durata, dopo 8 anni disacrifici e ripensamenti, i Sinezamia hanno deciso fosse arrivatal’ora di scappare. “La Fuga”, titolo forte e di una attualitàassoluta, è il verbo con cui il gruppo mantovano ha scelto di cominciare la sua corsa verso i cuori di chi non ha scordato ilrock italico dei primi Litfiba e tutta quella sana irriverenza diun’epoca musicale che sembra non smettere di influenzare ilpresente. Citando e contraddicendo il testo della canzone che dail titolo all’album, io spero che i Sinezamia “non saranno solinella fuga”, ma che al contrario trovino una bella brigata di seguaci disposta ad accompagnarli in questo viaggio…

 

Ciao a tutti e benvenuti su Ascension Magazine. I Sinezamia non sono un gruppo “nuovissimo”; sonopraticamente otto anni che siete in circolazione ma“La Fuga” è di adesso… Anche se per me otto anni di attesa e lavoro (tra demo, concerti, sale prove,ripensamenti, tempo libero, etc) sono tempi buoni per un prodotto alternativo ed indipendente, i nostri lettori potrebbero pensarla in maniera diversa… Cosa sono stati per voi questi otto anni?

Ciao Alex. In questi otto anni sono successe tantecose. All’inizio forse eravamo troppo piccoli (appena 17enni e18enni) ma con le idee ben chiare. Della prima formazionesiamo rimasti solo io ed il tastierista, Carlo Enrico. Abbiamoiniziato scrivendo da subito pezzi nostri e all’epoca uscì ancheun demo in pochissime copie che testimonia quel primoperiodo embrionale. Possiamo però dire che i Sinezamia sisono messi in moto sul serio nel 2006, con una formazionestabile fino a metà 2008. In questo arco di tempo abbiamopubblicato il nostro EP “Fronde” del 2007. Era un Ep di settepezzi che, ascoltandolo ora, risulta molto acerbo escarno…ma è frutto di quel periodo più legato al filone darkwave a cui ci ispiravamo, in cui io, in maniera molto testarda,ero convinto bisognasse perseverare. Poi è arrivato il secondoEP, “Sacralità” del 2009, con quattro pezzi e una nuovasezione ritmica in cui c’è stata una virata più sul rock, masempre di stampo wave. E’ stato accolto molto bene dallacritica, con ottime recensioni e ci ha permesso di varcare iconfini regionali per approdare in altre città importanti econoscere nuove persone. Dopo l’uscita del nostro vecchiochitarrista ed il cambio di due batteristi (le classiche rogne diuna band) abbiamo trovato la line-up attuale, ovvero MarcoBeccari al basso e cori, Federico Bonazzoli alle chitarre, MarcoGrazzi alla voce, Stefano Morbini alla batteria e Carlo EnricoScaietta alle tastiere. Da fine 2010 ad ora non abbiamo piùsuonato a Mantova. Abbiamo deciso di dedicarci soprattuttoalla stesura e pre-produzione dell’intero disco e a provarlo dalvivo lontano da casa. Siamo stati quindi in diverse città, comeTorino, Bergamo, Brescia, Milano, Roma, raccogliendo diverseesperienze. Nell’aprile 2011 siamo entrati negli Strong Studiodi Saro Torreggiani ed abbiamo registrato il singolo “Ombra”,edito poi nel mese successivo.Visti i numerosi e positivi riscontri del pezzo, abbiamo decisodi entrare in studio a fine maggio, per iniziare a registrare ipezzi inediti che avevamo con l’intento di arrivare aconfezionare un disco di otto brani. La prima parte diregistrazioni si è conclusa a luglio con sei canzoni registrate.Le ultime due, composte tra agosto e settembre, sono stateregistrate a ottobre. Il disco sarebbe dovuto uscire a cavallotra dicembre e gennaio ma purtroppo, un furto a finenovembre agli Strong Studio ha causato l’imprevisto: tutte leregistrazioni sono andate completamente perse. Un furto cheha toccato nel profondo noi ed altri dieci artisti. Tutto darifare, tutto da capo, proprio quando il traguardo era li, ad unsoffio. Non ci siamo persi d’animo e con la grinta e voglia diriscattarci, nel solo mese di dicembre abbiamo registratonuovamente l’intero disco con Daniele La Spada e nei primidue mesi dell’anno abbiamo curato i mixaggi e master conSaro. E’ stata una bella rivincita e una grande soddisfazionepersonale. A posteriori, possiamo dire che il risultato,sicuramente dettato dalla rabbia per quello che era successoe dall’entusiasmo di pubblicare un disco nuovo, è statodecisamente migliore.Ridendoci sopra, possiamo anche dire che da qualche parteesistono le registrazioni inedite di un disco dei Sinezamia chenon vedranno mai la luce, forse.

 

Perché “Sinezamia”? Come è nato questo nome? Miincuriosisce molto saperlo anche perché, come sapretemeglio di me, digitandolo su “google” o altri motori diricerca non da altre alternative se non la vostra musica…

Eh eh…allora non hai cercato bene! Deve esserciinvece una vecchia intervista, mi pare per una webzinechiamata all’epoca “Ice Age” dove spiegavo questo arcano. Iltutto fu ideato da me e Carlo Enrico nel 2003, ancora primadella band. Lui faceva il Classico, quindi esperto in linguecome il latino. E tra le mie idee vi era “Senza pregiudizio”, chetradotto in latino è “Sine Zàmia”. Abbiamo unito le dueparole… suonavano bene…sicuramente è un nome originale…

 

Dal nome del gruppo a quello dell’album… Perché “LaFuga”? Da chi o da che cosa volete scappare?

Il titolo è stato scelto come ultima cosa, dopo lacopertina, opera della bravissima fotografa fiorentina ElisaMelai. All’inizio vi erano altri titoli, come “Metamorfosi”, “Vitasotterranea”, “Frammenti”. Poi abbiamo deciso di optare per“La fuga”, che è anche uno dei pezzi contenuti nell’album.Questo disco per noi rappresenta una fuga da tante cose.
Innanzitutto è una fuga dalla quotidianità e dalla mondanità che, la maggiorparte delle volte, opprimono i nostri sentimenti e le nostre aspirazioni e lamusica è sicuramente un mezzo che aiuta ad evadere. Una fuga da certistereotipi musicali troppo inflazionati e scontati; noi stessi non ci consideriamopiù una band solamente new wave o dark o come dir si voglia e credo chequesto album ne sia la prova. E’ il frutto di cinque background musicali diversiche hanno dato vita a questi otto pezzi e ad altri che, per il momento, sonorimasti nel cassetto o stanno nascendo ora. Ci piace mescolare un po’ le tinte,mantenendo però il nostro stile, sicuramente diverso da molte altre band matuttora riconoscibilissimo; è una fuga da continui accostamenti…e credo chenoi ce l’abbiamo fatta. Ora tocca a chi ci ascolta riscontrare questo fatto…

 

Spero di non offendere nessuno con questa domanda, ma l’influenzache i Litfiba hanno avuto sulla vostra musica, sul modo di cantare di Marco come, secondo me, anche su alcune scelte grafiche o nellacomposizione dei testi, è abbastanza palese… Cosa hannorappresentato per voi i Litfiba?

Non hai offeso nessuno, è il solito paragone che da anni ci segue..macome ho spiegato prima, speriamo di liberarcene piano piano. I Litfiba hannocertamente avuto il loro peso nella prima fase della band, quella 2004/2009,durante il quale eseguivamo anche i loro pezzi dal vivo. Ci sentivamo quasi“costretti” a farlo, per fare inquadrare all’ascoltatore la nostra propostamusicale. Indubbiamente il responsabile di tutto ciò sono stato soprattutto io.Non posso nascondere la mia “fede” verso i Litfiba e tutto il movimento newwave/dark italiano anni ’80. Ne sono un grande estimatore e collezionista…ed èstato uno dei motivi per cui, all’epoca, creai i Sinezamia. Loro per me sono statiun modello a cui ispirarsi nel modo di fare musica…di scrivere e mescolare lacarte. Un modello originale in Italia ma aimè intoccabile. In Italia è cosi..se tiispiri a qualcuno o lo ricordi, vieni subito accusato di plagio e ti viene puntato ildito. Questo è il male dell’Italia, criticona e morta da anni. Non mi sembra cheall’estero gruppi come White Lies, Editors, Interpool vengano criticati edosannati per le loro influenze Joy Division molto marcate ed evidenti. Giusto?La stessa cosa vale per la scena metal…quanti gruppi sono i cloni l’unodell’altro…ma tutti riescono a suonare ed avere il loro meritato spazio!! In Italiavice una legge morale, non scritta ma sacrosanta: non ricordare la figura delsatanico ed innominabile P.P. invano…

 

Rimanendo in tema di Litfiba, ma questa è una riflessione credo piùpersonale, anche l’impronta rock della produzione finale del disco miha ricordato non il suono ma l’atteggiamento di Pelù e compagni.Intendo quel particolare rock saturo in cui anche il vuoto ha un suopieno, diciamo l’esatto opposto di quello che hanno appenadimostrato con “Grande Nazione”.

Guarda…non vorrei interromperti subito, ma ne “La fuga” di“litfibiano” non c’è proprio nulla. In primis perché agli altri ragazzi non è che piacciano molto i Litfiba, secondo non saprei definirti l’atteggiamento di Pelù ecompagni nel fare un disco. Questo è stato un disco di “gruppo”, dove abbiamovoluto una forte presenza ritmica, con batteria potente ed incisiva, un bassopulsante e non nascosto come nel 99% dei dischi di oggi, chitarre davvero aggressive e violente con veri assoli suonati fino in fondo, tastiere con suonimolto ricercati ed innovativi per noi e una vocalità che va dal drammatico, allento, dal cupo all’urlo liberatorio, senza però sovrastare la musica…è un vero eproprio quinto elemento.Tieni presente che nessuno, oltre a noi, ne ha curato la produzione. E’ statotutto interamente seguito da noi, dalla pre-produzione nel nostro studio, alla registrazione in studio, mixaggio, stampa, burocrazia SIAE, promozione,vendita, ecc.E questa è già una grandissima soddisfazione; riuscire a partorire un interodisco (come tutti i nostri precedenti) in piena auto-produzione e trovarne un buon riscontro, è il motivo che ci fa andare avanti da otto anni. Ora speriamo solo che si concretizzi qualcosa di più “grande”…

 

Ascoltando bene “La Fuga” ho avuto la conferma di quella primaimpressione avvertita con il singolo di “Ombra”, ovvero un soundpotente, selvaggio, sfiancante, liberatorio… A cosa è dovuto un suonocosì aggressivo? Cosa volete trasmettere a chi viene ai vostri concertie ascolta la vostra musica?

E’ stata un’esigenza personale. Io ho più bisogno di urlare ora a25anni che quando ne avevo 17. All’epoca preferivo tenermi tutto dentro,manifestare la mia angoscia e frustrazione attraverso un dolore emotivo. Orainvece devo sfogare il tutto con rabbia, violenza sonora, velocità, impatto.Volevamo un groove potente: per questo abbiamo cambiato batterista edinserito il doppio pedale, una chitarra più “hard rock” ed io stesso ho cambiatomodo di cantare…ho una mia strada, più personale e non impostata come inpassato e per fortuna la gente se ne è accorta. “Ombra”, nel disco, è stataulteriormente velocizzata rispetto alla versione del singolo che, ad ascoltarloora risulta ancora un po’ post punk…ma è stato il giusto passaggio tra ilpassato ed il presente. Sicuramente per il guadagno in “velocità” ed“aggressività” va dato merito a Federico, il chitarrista. E’ stato lui a spingerci su questo sentiero…

 

Sull’album c’è una canzone, precedentemente pubblicata su EP,dedicata a “Venezia”… Perché Venezia e non Mantova? Di cosa parlerebbe una canzone ispirata alle fitte nebbie, alle vie e alla vitaquotidiana della vostra città?

“Venezia”, che scrissi nel 2008, fu un mio omaggio verso i Death InVenice. Il tema però non centra nulla, perché parla di due persone,mascherate, che si ritrovano in un ballo carnevalesco in un antico palazzoveneziano e, nonostante abbiano i volti coperti da una maschera, l’attrazionetra i lori corpi è elettrizzante. Mantova, sebbene sia bellissima artisticamente,non ha mai stimolato la mia creatività. La chiamo la “bella addormentata”perché non vi sono posti dove suonare, la gente sembra addormentata e lanoia la sovrasta! Di conseguenza, per potermi trovare ispirazione, dovrei attingere nel suo passato glorioso e sfarzoso.

 

Demo, diversi concerti in giro per l’Italia, un EP su vinile, un album…quale sarà il prossimo passo dei Sinezamia?

A questo non so rispondere…se avessi una sfera di cristallo davverofunzionante, credo te lo saprei dire. Speriamo in una buona risposta di pubblicocon l’album che ci permetta di entrare in contatto con persone davverointeressate al nostro progetto. Auto-prodursi in tutto è si soddisfacente, madavvero massacrante e comunque limitativo.Speriamo di fare molti concerti, conoscere nuova gente e proporre già nuovipezzi. Alcuni sono stati scartati dalle session del disco, altri stanno nascendo inquesto periodo ed alcuni del passato li abbiamo completamente stravolti. Un motivo in più per vederci dal vivo.