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SINEZAMIA
“Soli, senza pregiudizio”
Novembre 2013

Risponde alle domande Marco Grazzi (voce della band).

 

Vuoi presentare il gruppo ai lettori del sito?

I Sinezamia sono una rock band italiana, formata nella provincia di Mantova nel 2004 da me e Carlo Enrico Scaietta. Da subito la band si è sempre contraddistinta per un cantato in italiano, un sound ispirato agli inizi dalla new wave e dark anni ’80 e concerti molto d’impatto, ricchi di pathos e teatralità, rendendoci l’unica band mantovana a proporre un certo genere raffinato e tra le poche in Italia.

 

 

Cosa significa il monicker SINEZAMIA?

In molti ce lo chiedono, in quanto la parola non esiste ne tanto meno è l’anagramma di Senza anima (come in molti credono). E’ l’unione di due parole latine, “Sine” e “Zamia” ovvero Senza Pregiudizio. Fondamentalmente abbiamo sempre cercato di non avere pregiudizi verso le altre persone e di fregarcene dei pregiudizi che le persone potrebbero avere nei nostri confronti.

 

 

Agli inizi vi rifacevate alla wave, soprattutto italiana, dei primi anni ‘80. Come mai la passione per essa? Cosa hanno quelle sonorità/atmosfere in più rispetto ad altri generi?

La scelta di orientarci su quel sentiero credo fu spontanea, sebbene agli inizi ero solo io ad ascoltare certe sonorità. Come spesso capita, portai quelle che erano le mie influenze musicali ed i miei ascolti in quel nucleo di amici con cui poi formai la band. Ancora oggi, con alcune di quelle persone, ci lega la passione per questa musica. Sicuramente fu una scelta inusuale e non comune.
Personalmente rimasi colpito dal modo di esprimere in musica quel senso di disagio esistenziale che io stesso sentivo dentro me. Il modo di comunicarlo attraverso un suono cupo, grafiche di copertine tetre e testi molto intimi ma allo stesso tempo molto poetici. Furono quindi soprattutto le band del panorama italiano anni ’80 a colpirmi e a sentire mia quella musica. Rimasi affascinato nell’esprimere quelle sensazione in italiano.

 

 

Negli anni avete poi incorporato nel vostro sound la potenza del rock (prima) e del hard rock (oggi); Quali le maggiori cause di questa nuova linea sonora/stilistica?

L’evoluzione del suono dei Sinezamia è stata del tutto naturale e spontanea. Agli inizi avevamo un suono molto scarno ed acerbo (periodo Fronde, 2007/2008) per poi approdare a sonorità più rock (periodo Sacralità, 2009/2010). Con i numerosi cambi di line-up siamo giunti nel 2011 all’attuale formazione, pubblicando il singolo Ombra. Credo sia stato proprio da qui che c’è stato un cambiamento stilistico portandoci a partorire nel 2012 l’album La fuga, con l’arrivo di Federico Bonazzoli alle chitarre e Stefano Morbini alla batteria. Marco Beccari, al basso, era già entrato nella band a metà 2008, ma è con l’arrivo di Federico e Stefano che ha potuto dare sfogo alla sua creatività e scrivere le musiche della maggior parte dei pezzi. Ognuno ora ha le sue influenze, che spaziano dalla sonorità dark a quelle hard rock e metal, senza tralasciare le atmosfere psichedeliche.

 

 

Quanto è rimasto, musicalmente e umanamente parlando, del gruppo che esordì con “Fronde” nel 2007?

Di quella formazione siamo rimasti solo io e Carlo Enrico. Musicalmente quasi nulla, le atmosfere sono totalmente cambiate ed anche l’impronta dei nostri pezzi. Di quel periodo suoniamo ancora due brani, come Corto circuito e Danza sull’acqua, ri-arrangiati comunque. Non rinnego nulla del passato ma ad oggi, faccio un po’ fatica ad ascoltare quel disco. Ma è un fermo di quel periodo e dei nostri 19/20 anni e ricordo le belle sensazioni di quando lo registrammo in salaprove e ne stampai tutte e 100 le copie a mano. Umanamente parlando, vedo poco gli ex membri della band e solo con Claudio Mori (batteria) è rimasto quel bel rapporto di amicizia umano/musicale che ci lega.
Credo che prima o poi scriveremo ancora qualcosa assieme.

 

 

E’ appena uscito il singolo “Senza Fiato/“Cenere“; credo sia una scelta inusuale, se non unica, di questi ultimi tempi; al giorno d’oggi tutti mettono in rete nuove canzoni, se non album interi. C’è una scelta precisa dietro la pubblicazione fisica di queste due canzoni?

Il singolo è stato vinto partecipando ad un contest. Sinceramente non volevamo partecipare se non per fare qualche data in più e sperando di vincere qualche registrazione. Odio i contest e tutte le formule a gara e premiazioni vincitori/vinti. Stefano ed Oscar, i ragazzi di Atomic Stuff ,sono due persone eccezionali che avevano già curato la promozione del nostro album LA FUGA. Fino al momento del mix finale, non sapevamo se e come pubblicarlo. Volevamo essere soddisfatti in pieno del risultato e dare un senso al tutto. Registrato tra Agosto e Settembre, è uscito in Ottobre sia in formato digitale su qualsiasi piattaforma che in formato fisico in 200 copie numerate. Lasciarlo solo in digitale mi dava un senso di incompiuto, di non ufficialità del prodotto. Io credo che ogni disco debba essere stampato, perchè anche la copertina ed il modo in cui viene confezionato ha il suo perchè. Infatti è stato confezionato in bustina cartonata (tutte ritagliate a mano dal sottoscritto) e masterizzato su cd che sembrano dei piccoli vinili, completamente neri con finti solchi vinilici e la label centrale stampata a colori. Un piccolo lavoro artigianale ma di cui siamo molto soddisfatti e stà avendo i suo risultati. Riguardo alla pubblicazione, in effetti l’album è uscito solo l’anno scorso ma avevo la necessità di pubblicare e fare sentire a tutti quanto di buono c’era nei nostri nuovi pezzi.
E un singolo secondo me era ed è il formato più corretto…semplice, diretto, immediato.

 

 

Quale valore date a questo singolo? E’ giusto considerarlo un lavoro di “passaggio” fra il precedente disco e quello che verrà, oppure lo ritenete un disco che abbia una propria “identità” e “indipendenza” nella vostra discografia?

Il singolo rappresenta la band allo stato attuale, come lo è sempre stato per i precedenti lavori quando sono usciti nei loro periodi. Questi sono solo due dei numerosi pezzi a cui stiamo lavorando e che abbiamo iniziato a suonare dal vivo in questo 2013. Siamo certi che questi due pezzi sono già una evoluzione rispetto all’album La fuga. Le atmosfere sono sempre belle pesanti e veloci, ma la ricerca lirica si è fatta ancora più personale ed anche le parole hanno il loro respiro.
Credo sia giusto per una band mantenersi sempre attiva discograficamente, anche con piccole uscite e a tiratura limitata. Considerando poi che è sempre tutto autoprodotto da noi, la soddisfazione è sempre maggiore.

 

 

Ho notato un notevole miglioramento nelle linee e negli arrangiamenti vocali; senti di aver trovato un tuo stile personale o credi che la strada, in tal senso, sia ancora lunga da percorrere?

Sicuramente rispetto al passato mi sento molto libero ora, meno legato a stereotipi derivanti dalle band che ascoltavo anni fa. Questo ha permesso di trovare una mia strada e che sento veramente mia. Si è aggiunto poi un lavoro di gruppo anche negli arrangiamenti vocali, un lavoro duro e faticoso in fase di pre-preduzione nella nostra salaprove. E’ lo stesso Beccari che le cura maggiormente e le vediamo/discutiamo assieme. Non mi sono mai sentito libero come ora e stufo di quelle cose che ho ascoltato per anni, credimi.

 

 

La copertina è quantomeno enigmatica e al tempo stesso dà una certa inquietudine; chi l’ha realizzata?

La copertina è una sezione di un bellissimo quadro del chitarrista Federico, intitolato “Fiore atroce”. Un’altra sezione ne costituisce il retro. Anche le nostre copertine, come potrai ben notare, sono state una continua evoluzione, soprattutto legate in termini di colore ed intensità, direttamente proporzionali alla nostra evoluzione musicale. Questa copertina è un’esplosione di colore ed inquietudine come dici tu. E’ sicuramente una copertina che discosta dalle solite copertine attuali e non riconducibile a nessun riferimento musicale. Vagamente a noi ha ricordato quelle splendide copertine di quei 45 giri psichedelici anni ’70.

 

 

Immagino stiate lavorando sulle canzoni che andranno a comporre il nuovo album. Puoi/vuoi darmi qualche anticipazione sulle coordinate sonore e anche liriche dei brani che andranno a comporlo?

C’è molto materiale, soprattutto al momento a livello strumentale. Molti testi ci stiamo lavorando in quanto il tutto deve avere un senso e una struttura regolare. Sulle sonorità non so al momento definirti come potranno suonare. Sicuramente il punto di partenza sarà il singolo appena uscito.
Già un terzo inedito, “Pioggia fredda”, poteva finire in questo singolo; ma è un brano che ha avuto una gestazione molto lunga e difficile (risale ancora ai periodi di stesura de La fuga) e forse ora siamo giunti alla forma definitiva.

 

 

Il cantato italiano rimarrà una caratteristica imprescindibile dei SINEZAMIA o più in là nel tempo potreste inserire brani in inglese?

Non lo so, per me scrivere e cantare in italiano è una esigenza naturale. E non credo sia un limite. Suonando all’estero abbiamo scoperto che il pubblico ci apprezzava anche se non cantavamo in inglese. Attraverso i nostri testi vogliamo trasmettere emozioni e sentimento a qualsiasi persona, senza pensare di essere settoriali o solo per un certo tipo di pubblico. Però prossimamente, con tutta probabilità, saremo coinvolti in un progetto che ci vedrà cantare in lingua inglese. Non posso svelare di più ma sarà sicuramente una bella prova che mi stimola tantissimo.

 

 

Immagino che negli anni abbiate ampliato i vostri orizzonti musicali anche come ascoltatori; cosa ne pensi di quelle persone che ascoltano un solo genere musicale o comunque pochi limitati gruppi durante tutta la loro vita?

Credo che ognuno ritrovi la propria personalità in un genere musicale preciso che con il tempo, come è successo a me, possa poi sfociare in altre influenze e voglia di sperimentare. E’ giusto ascoltare diverse cose, per informarsi e trarne ispirazione, senza però abbandonare le proprie origini. Ciò, oltre a farsi una idea di quello che c’è in giro, può essere anche oggetto di discussioni costruttive a mio avviso. Dipende poi che importanza può dare una persona alla musica; c’è chi l’ascolta come un semplice sottofondo passeggero in momenti di vuoto o chi ne fa la colonna sonora della propria vita, senza la quale non riuscirebbe a vivere.

 

 

Se le sonorità dei primi tempi potevano in un certo senso descrivere in musica i paesaggi e le atmosfere nebbiose e paludose della nostra provincia mantovana, quali credi siano oggi i quadri sonori dipinti dai SINEZAMIA?

Ammetto che nei nostri testi, non si è mai parlato di Mantova. Ma è una cosa che voglio fare; Mantova l’adoro, la chiamo la “bella addormentata”. Così bella artisticamente ed intima, adoro passeggiarci da solo nei pomeriggi o di sera…ne traggo sicuramente ispirazione dal punto di vista delle atmosfere. Mi piacerebbe creare una sorta di compagnia dove confluire artisti mantovani…che siano musicisti, poeti, pittori, danzatori, attori, fotografi. Un punto di ritrovo per scambi di idee e collaborazioni artistiche tra musica, teatro,ecc. E’ una cosa che ho in mente da un po’ di tempo e presto la proporrò.
I nostri quadri sonori riflettono in aspetti legati al sentimento, alle passioni, alle delusioni, alla rabbia. Ma nei temi che ci siamo prefissati per i nuovi pezzo vogliamo anche trattare temi più a sfondo sociale. Un primo tentativo (e direi ben riuscito) è stato Nebbia di guerra, che chiude il nostro album e ogni nostro concerto. Un inno contro ogni forma di guerra, violenza e totalitarismo.

 

 

Ho letto le recensioni del disco “La fuga” e sinceramente alcuni gruppi di paragone mi sembrano assurdi; non credi che il fenomeno delle webzine e spazi online (dove ad ognuno è concesso di recensire o comunque fare un suo commento) sia per certi versi controproducente?

Per molti aspetti, è cosi. Sebbene le recensioni siano state moltissime e praticamente tutte molto positive, alcuni “recensori” si ostinano ancora oggi a fare paragoni con le band che avevamo di riferimento nei primi EP. Questo penso sia dovuto al classico “passaparola” creato negli anni e ad una analisi superficiale dei nostri lavori. E’ impensabile oggi paragonarci al sound dei Diaframma o dei Litfiba o a tutte quelle band della scuola new wave italiana. Possono esserci alcune atmosfere, dovute all’uso delle tastiere e alla mia voce, ma non certo come sound o impronta sonora. Ma in Italia si sa, ci si diverte ad etichettare…e a trovare le eventuali somiglianze senza valute il prodotto singolo ma basandosi su quanto è già stato detto e scritto. Noi stessi non sappiamo definire che genere musicale proponiamo di preciso. Un rock spontaneo, con molti contaminazioni e a volte è bello trovare riferimenti da parte di terzi senza mai avere ascoltato questi ultimi.

 

 

Mi pare suoniate con una certa frequenza dal vivo, ritenete fondamentale l’ attività live? In particolare, avete partecipato anche a festival con gruppi che propongono i generi più disparati; credi sia comunque una cosa positiva? Inoltre ve la cavate a trovarvi date senza appoggi altrui, o sbaglio?

Quest’anno è stato un anno molto positivo dal punto di vista concertistico, toccando diverse città ed anche andando in Repubblica Ceca al prestigioso Masters of Rock. La dimensione live è fondamentale per noi, in quanto i Sinezamia sono una band nata per suonare e sfogarsi su un palco. Abbiamo visto e passato le situazioni più disparate, dai piccoli club ai grandi palchi con band dai generi più vari. Molte volte valide, molte altre davvero datate. A noi poco importa, è sempre un piacere condividere il palco con artisti come noi; è un ottimo modo per conoscersi e confrontarsi indirettamente e trarre tra noi le nostre conclusioni. Le date, come hai detto tu, le abbiamo sempre trovare noi, senza mai l’appoggio di una agenzia o di altri. Costano troppo e i compensi che i locali propongono sono sempre troppo ridicoli. Non potremmo permettercela. Capisco benissimo le mille difficoltà che hanno oggi giorno i gestori dei locali, legati soprattutto ai soliti motivi burocratici, ma anche le band hanno i loro. Ed il retribuire una band che suona è un atto dovuto. Può piacerti o meno quello che propone, ma va giustamente riconosciuto, soprattutto se si tratta di musica originale. Ovviamente in Italia non esiste meritocrazia e chi suona in lungo ed in largo, come volte capita, non è certo per meriti artistici. Lo sappiamo tutti, ma nessuno lo dice.

 

 

Fino ad oggi avete optato per lavori autoprodotti, una scelta a mio avviso indovinata; si ha sotto controllo tutto quanto concerne il prima, il mentre e il dopo la realizzazione del disco. Credi continuerete su questa strada anche in futuro?

L’autoproduzione è quasi dovuta, sempre per il fatto che ti ho spiegato nella domanda precedente. E’ inutile che metta il mio lavoro nella mani di una etichetta e pagarlo per ciò. Una etichetta discografica, se davvero intenzionata ad investire nella mia band, dovrebbe lei proporsi a noi e proporre un piano di lavoro/promozione per noi. Altrimenti quale sarebbe lo scopo?

 

 

Coltivate altri interessi comuni fra voi del gruppo, oppure la musica è la vostra unica fonte di “aggregazione”?

Siamo tutti amici tra noi e capita a volte che si esca anche per questioni extra musicali. Ma ognuno ha la propria vita privata da conciliare con il lavoro e famiglia, quindi resta poco tempo da passare assieme oltre alla band. Con Carlo Enrico, che viviamo nello stesso paese, spesso andiamo al cinema assieme.
Io non ho una Lei a cui dedicare il mio tempo libero, se non la musica. Ciò che non è musica, la maggior parte delle volte lo coltivo da solo.

 

 

Cosa, quanto rappresenta per te la musica? Riesci ad immaginare la tua vita senza di essa?

La musica è la mia libertà. La musica è il mio legame alla vita. Senza non sarei libero e non sarei legato a un qualcosa. Due opposti ma che viaggiano in simultanea.
La musica è la mia linfa, dalla quale traggo soddisfazioni e delusioni. Ma senza non potrei mai. Sono quasi 10 anni che credo in questo progetto e se sono ancora qua a crederci, un perchè c’è.
Con i Sinezamia cerco di trasmettere le mie riflessioni, le mie emozioni e sentimenti e quando qualcuno le percepisce e condivide, sono la persona più felice al mondo. E’ bellissimo conoscere gente nuova attraverso la musica. Non mollerò mai questa cosa in nome di un posto di lavoro. Potrei vivere senza lavoro ma non senza musica. Preferisco appagare la mia mente che il mio conto in banca.

 

 

Grazie per l’attenzione; a te le parole finali.

Grazie a te per questa bella intervista. E’ sempre un piacere ed un onore avere questi spazi. Ricordo a chi fosse arrivato a leggere fino qua e fosse interessato ad ascoltare la nostra musica e sostenerla, può farlo controllando i nostri canali ufficiali e contattandoci per avere informazioni in merito.

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– MARCO CAVALLINI –

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